UBRI. Carenza di personale, soluzioni possibili

PROPOSTE ECONOMICHE E SOCIALI PER RICOMINCIARE: DAGLI SGRAVI CONTRIBUTIVI PER LE IMPRESE CHE ASSUMONO A PROGETTI DI INCLUSIONE E RESPONSABILITÀ SOCIALE. PER FRENARE UN PROBLEMA DIVENTATO CRONICO

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Se l’estate 2022 ha tutte le carte in regola per registrare numeri in linea con quelli pre Covid, il comparto Horeca e quello ricettivo in generale stanno affrontando un’altra crisi profonda: la carenza di personale. Lunghi mesi di lock-down hanno generato una perdita di professionalità ingente, con un alto numero di lavoratori costretti a cercare un impiego stabile in altri settori. Risultato: cucine sotto organico, ruoli scoperti, F&B Manager, maître e camerieri introvabili.

UN FENOMENO INTERNAZIONALE

Sono quasi 390 mila i lavoratori nel mondo ricettivo, ristorativo e turistico italiano a mancare all’appello (dati Unioncamere e Anpal). 900 mila in Europa, secondo i dati delle organizzazioni Horeca dei principali Paesi Ue. A rischio, come sottolineato da Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, ci sono 6,5 miliardi di euro di spesa turistica in Italia. «Al di là delle discussioni che facciamo nel nostro Paese, come quella legata al reddito di cittadinanza, oggi siamo di fronte a un fenomeno internazionale – sottolinea Pamela Merlini, GM dell’Hotel Papadopoli di Venezia (Gruppo Accor). – Ne abbiamo avuto conferma nell’ultimo meeting a Parigi con tutti i direttori del nostro marchio. Ci sono prestigiose realtà in Francia, per esempio, che hanno 7 risorse a fronte di 25 necessarie».

“È NECESSARIO RIDISEGNARE IN FORMA CONTEMPORANEA LE REGOLE DEL SETTORE”

RIPENSARE UN MODELLO INCENTIVANTE

La pandemia non è, però, l’unico fattore in gioco. Al netto di polemiche e definizioni più o meno drammatiche – c’è chi l’ha definita un’autentica “tempesta perfetta” – a pesare oggi è senza dubbio anche lo stato in cui versano le condizioni lavorative stesse: orari, contratti, retribuzioni, turni. «Se la pandemia ha inciso moltissimo, il settore si deve fare un esame di coscienza – prosegue Pamela Merlini. – I nostri CCNL sono fermi da 20 anni. Il settore deve invece ritornare attrattivoed essere in grado di dare sicurezza. Per questo con la proprietà stiamo facendo una valutazione per assunzioni a tempo indeterminato». Un tema essenziale anche per Paolo Solari, Corporate F&B Manager di uno dei gruppi più importanti dell’ospitalità in Italia. «È necessario incominciare a pensare a elementi incentivanti. Penso a modelli come quello americano che prevedono tornaconti sul selling, con percentuali sulla vendita. Il modello italiano al momento è poco stimolante».

LA PROPOSTA DI UBRI

L’urgenza coinvolge dunque il quadro normativo attuale, che paga anche un costo del lavoro in termini di tassazione troppo alto. «La mancanza di lavoratori nel nostro comparto si è ormai cronicizzata – dichiara Vincenzo Ferrieri, Presidente UBRI, Unione Brand della Ristorazione Italiana. – Al Governo proponiamo una soluzione immediata che va a risolvere il problema centrale dell’assenza di personale: l’impossibilità di correggere al rialzo le retribuzioni, a causa di un costo del lavoro troppo alto. La legge esiste già e prevede fino al 2029 una scalabilità dal 30% al 10% dei costi di contribuzione e ci permetterebbe di reinvestire quei risparmi in maggiore riconoscimento per i lavoratori che nel nostro settore sono principalmente giovani; ma è una legge destinata solo al Mezzogiorno».

ESTENSIONE LEGGE 178/2020

La legge 178/2020, art. 1 cc 161-168, prevede sgravi contributivi per le imprese che assumono personale. UBRI chiede che venga estesa a tutta Italia, senza distinzione tra Mezzogiorno, cui è oggi esclusivamente dedicata, e Nord.

REGOLE IN FORMA CONTEMPORANEA

L’obiettivo di UBRI è quello di ridisegnare in forma contemporanea le regole di un settore che coinvolge anche un altissimo numero di giovani. «È cruciale – sottolinea UBRI – rendere più flessibile nei tempi il Contratto Nazionale, accordandolo alle esigenze dei giovani. Questo significa ottenere un bilanciamento tra lavoro e vita privata rispondendo, nel modo più equilibrato possibile, alle diverse necessità di ogni lavoratore, tutelandone i diritti e creando finalmente un modello di lavoro che soddisfi sinergicamente sia il singolo individuo sia l’azienda». In questo senso la decontribuzione degli stagionali contemplata dal Decreto Sostegni ter è un tassello importante che ha riscosso anche la soddisfazione del Presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli.

DECONTRIBUZIONE DEGLI STAGIONALI

Contenuta nel Decreto Sostegni ter e giunta alla luce dell’avvenuta autorizzazione dell’UE nell’ambito del Temporary Framework, rappresenta un importante sgravio per gli imprenditori turistici. Prevede l’esonero totale del versamento dei contributi previdenziali da parte del datore di lavoro per le nuove assunzioni a tempo determinato o con contratto di lavoro stagionale nei settori del turismo e degli stabilimenti termali. Anche in caso di conversione a tempo indeterminato.

 

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