RAPPORTO FIPE RISTORAZIONE 2024

La fotografIa annuale scattata da FIPE-Confocommercio mostra un settore in stato di generale salute. Ecco i principali risultati.

Ammonta a 54 miliardi di euro a prezzi correnti il valore aggiunto della ristorazione nel 2023. Un contributo che è cresciuto significativamente dal 2022 e che indica come il recupero post pandemico si stia consolidando, con un +3,9% rispetto al periodo pre-Covid. Numeri accompagnati, anche, da una forte spinta agli investimenti come dimostra il fatto che nel 2023 circa un imprenditore su due ha investito nel rinnovo del parco attrezzature e nel potenziamento degli strumenti digitali.

 

54 miliardi di valore aggiunto

Sono i dati del recente Rapporto sulla ristorazione 2024 di FIPE-Confcommercio che fotografa una situazione dell’Horeca italiana complessivamente positiva, con un’occupazione in crescita del  2,3% rispetto al pre pandemia. Il mondo imprenditoriale dell’Horeca italiano sembra – e non era scontato – ottimista con 9 imprese su 10 del settore che hanno migliorato o confermato il fatturato dell’anno precedente e si aspettano un 2024 in crescita o, quantomeno, stabile.

 

Il peso dell’inflazione

Lo studio scatta una fotografia sullo stato di salute di un settore importante per l’economia nazionale, sottolineando il buon andamento della spesa delle famiglie nella ristorazione che ha raggiunto la soglia dei 92 miliardi di euro tornando (in valore) abbondantemente al di sopra dei livelli pre-pandemia e recuperando significative quote di mercato rispetto al consumo domestico. Un dato positivo che sconta, però, l’azione della dinamica inflattiva. Se depurato dalla dinamica dei prezzi, infatti, il delta sul 2019 diventa negativa, scendendo a un -6%.

 

Settore dinamico ma la mortalità resta alta

A dicembre 2023 erano 331.888 le imprese della ristorazione, in leggera contrazione rispetto all’anno precedente (-1,2%). Di queste, 132.004 sono bar, 195.471 ristoranti, take away, gelaterie e pasticcerie e 3.703 aziende che offrono servizi di banqueting e catering. A dimostrazione della dinamicità del settore, oltre diecimila imprese hanno avviato l’attività nel 2023 (+6,5% sul 2022). Su questo fenomeno si allunga, tuttavia, l’ipoteca dei troppi insuccessi che segnano l’iniziativa di tanti aspiranti imprenditori: il tasso di sopravvivenza delle nuove imprese supera, a cinque anni, appena il 50%.

 

Il nodo occupazione

Secondo il Centro Studi di FIPE, il 2023 può essere considerato un anno positivo anche dal punto di vista dell’occupazione, con 1,4 milioni di addetti, in crescita del 6,4% rispetto al 2022 e del 2,3% rispetto al 2019. Focalizzando l’attenzione sul solo lavoro dipendente, il dato supera dell’8,1% il livello pre-pandemia (circa 80mila unità in valore assoluto). Si è totalmente riassorbita l’emorragia dei contratti a tempo indeterminato, cresciuti di oltre 11mila unità rispetto al 2019, che oggi costituiscono la forma prevalente dei rapporti di lavoro nel settore della ristorazione (58,5%).

 

Green, investimenti e tecnologia

«Il 2023 è stato un buon anno per la ristorazione italiana e per il 2024 le aspettative degli imprenditori restano prudentemente positive. Nonostante le sfide legate all’inflazione e all’incertezza del quadro geopolitico, i consumi, l’occupazione e il valore aggiunto sono sensibilmente cresciuti tornando, quantomeno in valore, al di sopra dei livelli pre-pandemia – ha spiegato Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio. – Anche la contrazione del numero delle imprese non è necessariamente una cattiva notizia se si traduce in un rafforzamento delle competenze e un aggiornamento dei format, grazie al progressivo apporto di tante imprenditrici e di tanti giovani che decidono di mettersi in proprio. Il settore è in trasformazione come è testimoniato anche dalla spinta ad investire e ad innovare. Oltre il 50% degli imprenditori ha effettuato uno o più investimenti nel 2023 in chiave green e digitale e un numero altrettanto importante prevede di investire quest’anno. Sono segnali di fiducia che meriterebbero di essere ulteriormente sostenuti da politiche che riconoscano alla ristorazione il ruolo che ha nell’economia e nella società».

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