Il mercato delle bevande analcoliche in Italia

di Lorena Tedesco

 

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Tempo di lettura: 8 minuti

Un comparto che affonda le sue radici nella tradizione italiana, ma orientato all’innovazione e in grado di offrire prodotti di qualità che sono espressione del Made in Italy nel mondo. È questa la fotografia del settore delle bevande analcoliche in Italia, emersa in occasione dell’Assemblea annuale di ASSOBIBE, Associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia che quest’anno ha festeggiato il suo 75° anniversario. Un universo, quello dell’industria delle bevande analcoliche, presente sul territorio nazionale con circa 100 stabilimenti, tra multinazionali e piccole e medie imprese, di cui il 42% nel Nord Ovest, il 28% nel Nord Est, il 16% tra Sud e Isole e l’11% al Centro; per un totale di 84.000 addetti e 5 miliardi di euro di valore di mercato (pari allo 0,29% del PIL). Con un export pari a 421 milioni di euro.

 

LUCI E OMBRE

«Il 2022 – ha spiegato Giangiacomo Pierini, Presidente ASSOBIBE – è stato un anno di ripresa importante per il nostro comparto. Il Covid ha esaurito i suoi effetti negativi e ciò ci ha consentito di ripartire. Purtroppo i primi mesi del 2023 segnano una frenata nei consumi, con un calo dei volumi (-7%) dovuto a vari fattori, come l’aumento dei prezzi di materie prime, energia, packaging e trasporti, come pure la crescita dell’inflazione. Le preoccupazioni che riguardano il futuro, invece, sono sostanzialmente due: la Sugar Tax, al momento differita ma non eliminata (dovrebbe entrare in vigore da gennaio 2024 ndr), e il nuovo Regolamento europeo su Imballaggi e Rifiuti da imballaggio, in corso di approvazione, la cui applicazione potrebbe avere un impatto pesante sul nostro comparto, imponendo un’omologazione ai sistemi dei Paesi del Nord Europa molto distanti dall’Italia, vanificando quanto fatto dall’industria dalla fine degli anni ’90 per raggiungere risultati in termini di raccolta e riciclo che ci rendono un modello a livello europeo».

 

“IL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO SU IMBALLAGGI E RIFIUTI DA IMBALLAGGIO POTREBBE AVERE UN IMPATTO PESANTE SUL NOSTRO COMPARTO”

 

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Secondo la ricerca condotta per ASSOBIBE, 8 italiani su 10 considerano le bibite analcoliche – come cole, aranciate, toniche, chinotti, gassose, spume, cedrate, tè freddi e aperitivi analcolici – espressione della tradizione italiana, simbolo del Made in Italy nel mondo. Per 9 italiani su 10 sono sinonimo di relax e convivialità; e per altrettanti la presenza delle imprese produttrici sul territorio è garanzia di qualità ed elemento importante sia per lo sviluppo del settore, sia per l’economia del Paese, oltre ad essere percepita come un’importante fonte di occupazione e indotto. «Il nostro settore – ha dichiarato Giangiacomo Pierini – rappresenta una componente importante del tessuto produttivo e sociale del nostro Paese. Le nostre imprese portano lavoro e crescita al territorio e i nostri prodotti rappresentano la tradizione e il gusto Made in Italy nel mondo».

LA RICERCA

La ricerca condotta da Euromedia Research per ASSOBIBE, effettuata a maggio 2023, è basata su un campione di 4.000 unità e sviluppata sulla rappresentatività nazionale dei cittadini dai 18 anni in su.

UN RUOLO FONDAMENTALE

«Gli italiani – spiega Alessandra Ghisleri, Presidente di Euromedia Research – sono un popolo conviviale ricco di tradizioni, amante della socialità e dello stare insieme. Proprio in questo contesto, le bevande analcoliche ricoprono un ruolo fondamentale come trait d’union tra le persone e il valore di un ricordo felice». Dalla ricerca di Euromedia Research emerge un forte attaccamento degli italiani alle bevande analcoliche anche per i ricordi e le emozioni che evocano. Per il 77,7% degli italiani le bevande analcoliche sono parte integrante della tradizione italiana e che rappresentano, per 72,6%, il gusto italiano. L’industria investe 1,4 miliardi di euro in materie prime nazionali e utilizza il 50% di frutta italiana e, negli anni, ha manifestato la tendenza a valorizzare questo patrimonio attraverso prodotti che evocano sapori antichi e sono legati alla tradizione del territorio.

TENDENZE DI CONSUMO

Gli italiani risultano consumatori moderati di bevande analcoliche: le consuma il 95,3% ma solo l’11,3% lo fa tutti i giorni; il 23,4% le consuma 2/3 volte alla settimana, il 22,4% solo una volta a settimana. Accanto ai classici come cole e aranciate, gli italiani risultano ancora amanti dei prodotti della tradizione come chinotti, gassose, toniche, cedrate e spume, che piacciono tanto alla generazione Z (18-30) quanto alla generazione dei Baby Boomers (61-80). Il 73,2% è soddisfatto dell’offerta di bevande “zero” (prive di zucchero, caffeina, teina) che, secondo il 64,4%, contribuiscono a un consumo maggiormente consapevole rispetto all’apporto calorico. «Un dato che indica che stiamo andando nella direzione giusta – sottolinea Pierini. – Le nostre imprese sono impegnate da anni nell’offrire soluzioni che riescano a coniugare il gusto della tradizione a un ridotto apporto calorico: lo zucchero immesso in consumo si è ridotto di oltre il 40% negli ultimi 10 anni, anche attraverso protocolli siglati dalla categoria con il Ministero della Salute».

 

UN APPROCCIO CORRETTO

«L’analcolico ha e avrà un ruolo nel panorama delle scelte dei cittadini e dei ragazzi e le sue caratteristiche vanno apprezzate e non demonizzate – ha dichiarato il Ministro MASAF Francesco Lollobrigida. –Anche per questo voglio ribadire l’importanza di investire nell’educazione dei giovani che vanno formati a un consumo adeguato e moderato di qualsiasi cosa. Quanto fatto dalle imprese del comparto per evitare la pressione pubblicitaria sui più piccoli e nelle scuole e l’astensione dalle attività di marketing nei canali diretti ai bambini implementata dal 2006 con il codice di autoregolamentazione ASSOBIBE vanno nella direzione giusta. Oggi sempre più imprese del settore si dedicano alla ricerca e allo sviluppo di prodotti nuovi e di qualità, utilizzando ingredienti locali e sostenibili. Una strada che può far bene in un’ottica di promozione delle nostre eccellenze in tutto il mondo».

 

LA “TEMPESTA PERFETTA”

Il settore delle bevande analcoliche ha attraversato negli anni non poche difficoltà. «Per guardare al futuro – ha sottolineato il Presidente ASSOBIBE Pierini – non bastano soluzioni temporanee, occorrono politiche che garantiscano una crescita costante, come cancellare le nuove tasse all’orizzonte, sostenere cittadini e imprese sui costi energetici, prevedere inter venti di defiscalizzazione sul costo del lavoro e adottare misure ambientali solo se basate su evidenze scientifiche volte a ridurre l’impatto della CO2». Una ulteriore fonte di preoccupazioni arriva anche dalla Sugar Tax, che se entrasse in vigore drenerebbe oltre il 10% del fatturato in nuove tasse. «È raro – ha dichiarato il Sottosegretario al MEF Federico Freni – trovare un mercato da 5 miliardi di euro l’anno che si impegna a ridurre una componente strutturale del suo prodotto, com’è lo zucchero per le bibite, del 40% in dieci anni. ASSOBIBE è un attore importantissimo della dinamica del nostro Paese e l’impegno per ridurre gli zuccheri ci fa dire con sincerità che ogni ipotesi di leva fiscale stabile rispetto a questo tema non è all’ordine del giorno».

LA SUGAR TAX

Introdotta con la legge di bilancio 2020 (legge n.160/2019), è un’imposta correttiva sul consumo di bevande analcoliche edulcorate. Si applica nella misura di 10€ euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti, di 0,25€ per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione. L’entrata in vigore di questa tassa, che mira a limitare, con penalizzazione fiscale, il consumo di bibite ad elevato contenuto di sostanze edulcoranti aggiunte, dovrebbe trovare applicazione dal primo gennaio 2024.

 

 

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