OSPITALITÀ POST PANDEMIA?
UNITA NEGLI INTENTI E NEGLI OBIETTIVI
Nella foto di copertina: Paolo Bianchini (a destra), fondatore di M.I.O., e Roberto Santarelli, fondatore di AIFBM
#filiera #ripresa #turismo
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Paolo Bianchini, fondatore di M.I.O., è categorico: «Oggi è necessario unire il comparto, mirando a un contratto collettivo nazionale per l’intera filiera»
Lo abbiamo intervistato.
Nata in pieno lockdown, a marzo 2020, M.I.O. Italia – Movimento Imprese Ospitalità è frutto di una riflessione virtuosa e inevitabile: il comparto Horeca italiano sconta il prezzo di nodi di lunga data, oggi non più sostenibili. La pandemia ne ha drammaticamente scoperchiato le criticità e gli anacronismi. «Il ristoratore odierno deve rendersi conto che gestire un punto di ristoro significa gestire una vera e propria azienda, dalle mille sfaccettature – spiega Paolo Bianchini, fondatore di M.I.O. Italia. – Non è più sufficiente essere osti o baristi. È necessario diventare imprenditori a 360 gradi, padroneggiando elementi di contabilità, di contratti collettivi, di comunicazione e di molto altro».
MOVIMENTO IMPRESE OSPITALITÀ – ITALIA
L’associazione Nazionale M.I.O. Italia riunisce ristoratori e imprese che operano nel settore Horeca, Ospitalità e Turismo. Autonoma, apartitica e indipendente, contribuisce all’affermazione di un sistema imprenditoriale più consapevole, più innovativo, lavorando sull’unione di tutta la filiera
Una condizione fragile, quella degli imprenditori della ristorazione italiana, che oggi ha bisogno di risposte rapide dalla politica.
«Abbiamo iniziato la nostra avventura nel marzo del 2020. Siamo giovani, ma in due anni abbiamo fatto tanto, portando avanti una serie di operazioni sia dal punto di vista mediatico, per tenere alta l’attenzione sulle reali necessità del nostro settore, sia dal punto di vista di palazzo, per agire concretamente nei luoghi decisionali. La rappresentatività del nostro settore è oggi ancora carente, purtroppo. È fondamentale far sentire la nostra voce e farlo in maniera coesa».
L’obiettivo è quello di creare un’unione di tutta la filiera. Eppure le esigenze sono spesso molto diverse.
«Unire l’intera filiera è una necessità primaria. Oggi vince non chi fa meglio del vicino ma chi con il vicino ci parla e fa massa critica. A livello locale, per esempio, credo tantissimo nel geomarketing. A livello generale, è cruciale generare una massa critica di settore che si faccia motore di ripresa per una filiera che, pre Covid, cubava il 13% del PIL con 1,3 milioni di addetti».
“OGGI VINCE NON CHI FA MEGLIO DEL VICINO MA CHI CON IL VICINO CI PARLA E FA MASSA CRITICA”
(Paolo Bianchini, fondatore di M.I.O.)
Qual è il primo passo?
«Stiamo portando avanti una trattativa di primo e secondo livello con il sindacato nazionale per la sottoscrizione di un contratto collettivo nazionale che unisca titolari d’impresa e dipendenti. E che abbracci tutte le professionalità dell’ospitalità, albergatori e distributori compresi. Siamo facce di una stessa medaglia. È necessario parlare con una sola voce e avere consapevolezza collettiva di quello che stiamo vi-vendo come sistema Italia».
Due concetti a voi cari sono “formazione” e “fiducia”.
«Come M.I.O. puntiamo molto sulla formazione, oggi decisiva. A partire dai camerieri, che non possono più essere semplici porta piatti ma veri e propri consulenti, capaci di raccontare il valore aggiunto di un’azienda. Quindi il tema della fiducia, sulla quale urge lavorare per far ripartire i consumi fuoricasa, legati alla fruizione di cinema e teatri, nonché agli enti locali, attualmente in sofferenza per il mancato incasso delle addizionali. Il +6,5% di PIL di cui oggi si parla rischia, altrimenti, di essere solo un rimbalzo fisiologico rispetto al -9,6% del 2022».
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