INTERVISTA: ALESSANDRA ALBARELLI
La Presidente di Federcongressi&eventi, Alessandra Albarelli, traccia un quadro allarmante del settore. Con lei abbiamo cercato di capire le reali prospettive della meeting industry italiana in era Covid-19.
“Abbiamo lavorato con le briciole”
Dopo il duro lockdown della primavera scorsa, il mondo degli eventi italiano si stava lentamente riorganizzando. E invece…
«Purtroppo il nuovo stop è arrivato. Il Dpcm di agosto aveva sì riaperto le nostre attività che, però, sono state subito bloccate dal Dpcm di ottobre e poi di novembre: abbiamo lavorato con le briciole e ora non abbiamo più nemmeno quelle. Ci sentiamo abbandonati: le nostre imprese, e parliamo soprattutto di PMI, stanno affrontando una crisi senza precedenti che si traduce in un drammatico calo di oltre l’80% del fatturato. Sono state ferme ieri, lo sono oggi e lo rimarranno per mesi e mesi perché congressi, convegni ed eventi aziendali hanno bisogno di lunghi tempi di programmazione. Proprio per questo il 27 ottobre scorso siamo scesi in piazza a Roma insieme ad altre 9 associazioni del settore per chiedere al Governo ristori e ammortizzatori sociali ad hoc».
La meeting industry è un valore prezioso.
Dal suo punto di vista è questo un dato non pienamente compresoin Italia?
«Sicuramente manca presso le istituzioni la comprensione di quanto il nostro settore sia strategico e fondamentale per supportare le esportazioni delle imprese, l’innovazione e la formazione. E, se vogliamo i numeri, parliamo di un comparto che genera un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro/anno e impiega 569 mila addetti. Ma va anche aggiunto che non è un problema circoscritto all’Italia: in tutta Europa la meeting industry sta lottando per far comprendere il proprio valore».
In che modo si potrebbe garantire e coniugare la sicurezza personale con l’organizzazione di meeting ed eventi?
«Il settore dei congressi e degli eventi è estremamente professionalizzato e sicuro: centri congressi, alberghi e tutta la filiera hanno investito in sistemi di sanificazione, applicano protocolli di sicurezza ancora più rigidi di quelli stabiliti nelle “Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative”. Non solo. Federcongressi&eventi ha redatto il Documento di Valutazione del Rischio biologico in sede di Evento-DVRE, uno strumento tecnico che tutela gli organizzatori di eventi e congressi dando loro la possibilità di dimostrare di aver adottato tutte le misure possibili per garantire il contenimento di rischio biologico Covid-19 durante lo svolgimento dell’evento. Siamo comunque pronti ad adottare anche nuovi protocolli purché ci venga data la possibilità di lavorare».
“Manca presso le istituzioni la comprensione di quanto il nostro settore sia strategico e fondamentale”
Soluzioni ibride e phygital possono essere una soluzione che rimarrà nel futuro?
«Sicuramente la pandemia ha accelerato la digitalizzazione degli eventi e questa eredità sarà mantenuta anche a emergenza finita. Detto questo, la forza degli eventi sta nell’incontro fisico tra le persone, nel valore insostituibile del networking. Sono sicura che, quando sarà possibile farlo, avremo tutti non solo il desiderio ma anche il bisogno di incontrarci n presenza, riscoprendo la forza ineguagliabile della socialità. Teniamo poi presente che un evento digitale vale il 30% del fatturato di un evento in presenza e l’occupazione viene tagliata del 50%. Il digitale non è quindi una soluzione per il nostro settore».
Quali le prospettive per il settore per il 2020 e per il 2021?
«Le prospettive sono pessime, inutile fare tanti giri di parole. Il nostro è un settore che si basa sulla programmazione e, quindi, anche quando potremo riaprire saranno necessari almeno 2 anni per tornare almeno a un regime minimo».
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