STESSA SPIAGGIA, STESSO BERE?
COME POTREBBERO INFLUIRE LE NUOVE REGOLE DI ASSEGNAZIONE DELLE CONCESSIONI BALNEARI SULL’OFFERTA F&B LUNGO LE SPIAGGE ITALIANE? I TRADIZIONALI RAPPORTI DI FORNITURA GIÀ CONSOLIDATI SONO O NON SONO A RISCHIO?IL PUNTO DA NORD A SUD
di Lorenzo Viganò
#bolkestein #bagni #f&b
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La stagione balneare alle porte, con il suo importante indotto di consumi F&B, rappresenta una voce significativa del sell-out di molte aziende distributive nazionali. Le coste italiane, con uno sviluppo di oltre 8.000 km, si popolano di vacanzieri che anelano, dopo due anni di restrizioni, a godersi sole, mare, buona tavola e divertimento; si sa che nella calda estate la richiesta di bevande dissetanti aumenta, e non di poco. La birra è regina nei chioschi lungo le coste, nei bar rivieraschi e nei punti di ristoro inseriti negli stabilimenti balneari. Proprio queste ultime attività, che gestiscono le molte spiagge in tutta la nostra penisola, potrebbero essere interessate da un importante cambiamento.
LE NOVITÀ DAL 2023
In tema di assegnazione in concessione delle spiagge ai gestori il condizionale è d’obbligo. La cosiddetta Direttiva Bolkestein, infatti, in Italia finora non è mai stata applicata. Ha prevalso la proroga, di 6 anni in 6 anni, delle concessioni già in essere alle imprese, spesso familiari e presenti da più generazioni sul territorio. La Corte di giustizia dell’UE, però, dopo due richiami, ha chiarito che col 2023 deve terminare il regime di rinnovi automatici, con procedure di assegnazione aperte, pubbliche, trasparenti e imparziali. Più facile a dirsi che a farsi: con una miriade di gestori balneari, regole emanate da stato, regioni, comuni e capitanerie di porto, la situazione appare complessa e intricata. Dall’estate 2023 potrebbero soffiare venti di cambiamento e bisogna stare pronti a regolare di conseguenza le vele. Ecco le opinioni di chi opera nella distribuzione destinata al turismo balneare.
DIRETTIVA BOLKESTEIN
Varata nel 2006, la direttiva europea Bolkestein prevederebbe l’assegnazione della concessione di beni demaniali, come le spiagge, tramite gara e in regime di libera concorrenza
LIGURIA E VERSILIA
«Come sempre accade in vista di un mutamento – dichiara Rolando Bossi di Radeberger/QBA – si tratta di coglierne le opportunità. Come cittadino, se la Direttiva Bolkestein contribuirà a migliorare la fruizione di un bene comune come i tratti di costa vocati al turismo, ben venga. Come imprenditore, mi auguro che non diventi un problema ma una vera opportunità per chi arriva. Servono stabilità e chiarezza legislativa, per stimolare investimenti a lungo termine».
«In effetti – spiega Giuseppe Milfa, dell’omonima azienda – una certa preoccupazione si percepisce; servirebbe un quadro legislativo più chiaro, perché il clima di incertezza finora presente ha scoraggiato molti investimenti. In quest’ottica, il cambiamento potrebbe portare a un proficuo sfruttamento delle occasioni mancate del passato».
«C’è molta incertezza sul futuro delle assegnazioni – è l’opinione di Stefano Panconi di GF1. –Il sistema delle aste dovrebbe essere attuato con molta cautela ed equilibrio; se da un lato può portare a un corretto riequilibrio degli affitti di un bene demaniale, destagionalizzando l’offerta turistica con vantaggi per tutti, d’altra si deve considerare il valore di chi finora ha fatto importanti investimenti. Le domande che sorgono sono queste: chi vincerà le aste, per quanto tempo terrà la concessione? A chi forniremo i prodotti se chi subentra ha già un suo circuito?»
GARDA E ALTO ADRIATICO
«Sulle coste settentrionali del Lago di Garda, dove le spiagge sono libere – spiega Mauro Versini di Horeca Bevande – la questione non si pone. La stagione turistica è prolungata e i consumi birrari, weizen analcolica in testa, e di bevande possono contare anche sull’indotto generato dalle famiglie degli sportivi».
«Non prevedo a breve grossi cambiamenti – è il pensiero anche di Gianni Passone, DBB. – Credo che, a fronte di diverse condizioni, si saprà trovare una soluzione accomodante. Una certa inquietudine, semmai, può essere generata dai processi di aggregazione degli operatori turistici: si vengono a creare grossi gruppi di acquisto, con il rischio di dover fare i prezzi su basi diverse, con conseguenti margini che si assottigliano, come già accaduto in passato».
RIVIERA ROMAGNOLA
«Bisogna considerare – spiega Andrea Bagli di Amarcord – che il valore, in Romagna, viene più dai servizi turistici che dal mare e quasi sempre la gestione dei chioschi resta indipendente da quella dei bagni. I rischi di un eventuale cambiamento sono quindi limitati, per quanto riguarda le forniture ai punti vendita. Il sistema delle aste per le concessioni può avere un senso, ma i gestori devono poter contare su lunghi periodi di attività, con la certezza di fare investimenti migliorativi sicuri».
CENTRO E COSTE MERIDIONALI
«In effetti – riflette Maurizio Zecca di Birra Salento – esiste il rischio che nuovi attori entrino in concorrenza con le aziende, spesso familiari e di modeste dimensioni, che oggi si occupano della ricettività balneare; con grossi capitali, in un regime di gara, potrebbero essere scalzati i tradizionali gestori di spiagge e destabilizzati i rapporti di fornitura già consolidati. Anche i rapporti fiduciari vengono messi in discussione. Bisogna riconoscere il lavoro di chi ha creato, negli anni, una clientela e ha favorito la fruizione dei litorali».
È più ottimista Marco Forte di San Geminiano Italia. «Credo che la situazione rimarrà stabile, anche perché le posizioni consolidate degli attuali gestori, che hanno fatto investimenti in passato, difficilmente possono essere messe in discussione e le forniture beverage resteranno fuori dalle eventuali dispute future».
SARDEGNA
«Spero francamente che finisca la situazione d’incertezza sulle concessioni demaniali delle spiagge – è la considerazione di Gian Mario Asara di GMK – per lavorare in tranquillità durante il periodo estivo. Qui l’imprenditore balneare è quasi sempre anche il gestore del punto di ristoro, con un’offerta F&B diventata nel tempo sempre più ricca. Certo dispiacerebbe che l’ingresso di grossi gruppi togliesse lavoro e ribaltasse gli ottimi rapporti di fiducia che si sono creati negli anni con gli attuali detentori delle concessioni».
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