Low e no alcol mania
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CRESCE IL CONSUMO DI REFERENZE LOW E NO ALCOL CHE COINVOLGE MIXOLOGY, BIRRA E ANCHE VINO
Consumare meno alcol, per bere meglio. È questa, in sintesi, la tendenza delle generazioni più giovani a livello globale. Un trend che, se pur ancora marginale in termini di valori assoluti, si sta facendo strada con crescite a doppia cifra anno dopo anno. I dati più recenti dell’IWSR mostrano che il consumo di analcolici nei 10 principali mercati no/low-alcol del mondo (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sud Africa, Regno Unito e USA) che rappresentano circa il 70% dei volumi globali di analcolici, è cresciuto del +5% in volume nel 2023 e il mercato vale ora oltre 13 miliardi di dollari. Una categoria, quella del no/low-alcol, che si prevede crescerà a un CAGR del +6% in volume entro il 2027.
TRA MODA E SALUTE
Dati confermati dallo studio di CGA by NIQ secondo il quale il 32% dei consumatori concorda sul fatto che, nel corso di tutto il 2024, regolerà l’assunzione di alcol. Un trend che coinvolge in particolare i giovani della Gen Z; e che si inserisce anche nel più ampio trend salutista. Priorità, quella del benessere, che caratterizza le intenzioni dell’82% dei rispondenti. «Con l’affermarsi del no e low-alcol nel panorama delle bevande alcoliche, la crescita sta rallentando dopo il picco del 2020-2021, ma la categoria è pronta a registrare forti incrementi nei prossimi anni, trainata dal no-alcol» ha affermato Susie Goldspink, head of no and low-alcohol insights di IWSR.
“LA CATEGORIA È PRONTA A REGISTRARE FORTI INCREMENTI NEI PROSSIMI ANNI, TRAINATA DAL NO-ALCOL”
CAGR TRA IL +3% E IL 7%
A guidare la crescita a livello mondiale è, in particolare, la categoria no-alcol, con un tasso di crescita previsto entro il 2027 del +7%, secondo gli ultimi dati IWSR, che perde un solo punto percentuale rispetto all’andamento CAGR tra il 2019 e il 2023; mentre il low-alcol crescerà, nello stesso periodo, del +3%. Un fenomeno interessante, le cui potenzialità sono ulteriormente confermate dal fatto che un quinto (17%) di tutti i consumatori di analcolici nell’ultimo anno sono stati new entry.
TRA MIXOLOGY, BIRRA E VINO
Una tra le categoria più interessate dal fenomeno è quella della birra. Ma anche settori come quello del vino stanno guardando al nuovo trend con interesse. «Sono 40 anni che ci occupiamo di low/no alcol, anche se all’epoca non si utilizzava ancora questa etichetta – racconta Pia Bosca, CEO della Cantina Bosca, che ha recentemente lanciato sul mercato una referenza come lo spumante Glamtì, sparkling tea italiano con una gradazione del 5%».
NUOVI ORIENTAMENTI: IL FENOMENO TÈ
«Allora come oggi – prosegue Pia Bosca – si trattava di andare a proporre un bicchiere di bollicine che potesse ingolosire anche chi non era incline al consumo enologico. Oggi stiamo cercando di capire i nuovi orientamenti dei consumatori. Nel mondo la bevanda più bevuta è il tè, con una crescita del movimento cosiddetto hard tea. Un segmento che cresce a doppio cifra, con 400 milioni di euro di fatturato annuo. Perché allora non unirlo alle bollicine?». Il tè è, infatti, una delle referenze più interessanti per il 2024, tra le preferite anche dalle generazioni più giovani, come emerge dai dati di CGA by NIQ.
MILLENNIALS E GEN Z
Sono proprio le generazioni più giovani, Millennials e Gen Z, a contare di più tra i consumatori di no/low. I dati IWSR mostrano, però, che nei mercati più sviluppati, come Giappone, Spagna, Germania e Francia, l’età dei consumatori di no/low si alza, anche considerevolmente. Tra le sfide che la categoria no/ low deve affrontare, la disponibilità di prodotto rimane un ostacolo importante per i consumatori attuali. In tutti i dieci mercati indicati, oltre il 40% degli attuali consumatori di no/low ha dichiarato che la mancanza di disponibilità del prodotto impedisce loro di consumare bevande senza alcol o bassa gradazione alcolica con maggiore frequenza. Un ostacolo che solo una oculata e lungimirante pianificazione distributiva potrà superare, evitando di farsi trovare impreparati.
+7%
CRESCITA A VOLUME DEI PRODOTTI NO ALCOL PREVISTA ENTRO IL 2027
+3%
CRESCITA A VOLUME DEI PRODOTTI LOW ALCOL PREVISTA ENTRO IL 2027
+5%
CRESCITA A VOLUME NEL 2023 PRODOTTI NO/LOW ALCOL NEI MERCATI PIÙ IMPORTANTI
13 MILIARDI DI DOLLARI
VALORE NEL 2023 PRODOTTI NO/LOW ALCOL NEI MERCATI PIÙ IMPORTANTI
10 principali mercati nel mondo Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania,Giappone, Spagna, Sud Africa, Regno Unito e USA
32%
CONSUMATORI CHE DICHIARANO REGOLERANNO IL CONSUMO DI ALCOL NEL 2024
Fonte: CGA Report, December 2023
NE PARLIAMO CON… GIOVANNI LE MURA
F&B Manager del Hotel Grand Palladium Sicilia Resort & Spa
«La richiesta di referenze low e soprattutto no alcol arriva direttamente dagli ospiti che ci chiedono spesso se abbiamo selezioni di drink no alcol. Sono richieste costanti che hanno visto un’impennata lo scorso anno quando il trend è esploso».
IN PERCENTUALE DI QUALE CRESCITA STIAMO PARLANDO? E DI QUALE CATEGORIE?
«Nel 2023 abbiamo visto una crescita 100%, cioè del doppio dei consumi di birra zero. Un trend che tre anni fa stava prendendo piede, ma che ha visto l’anno scorso raddoppiare i consumi. Ci siamo resi conto che la tendenza era reale, non solo per la birra ma anche nel mondo degli spirits e della mixology».
VALE LA PENA COSTRUIRE STRATEGIE F&B SUL TREND LOW/NO ALCOL?
«Assolutamente. Come Palladium Sicilia abbiamo inserito una sezione sia per una parte di distillati che sono inclusi nelle tariffe zero alcol sia per una parte premium gestita dal punto di vista di cocktail zero alcol. Da quest’anno abbiamo una sezione dedicata completamente all’alcol free, dai gin, ai vermut, ad altri spirits, rivolti esclusivamente alle persone che non vogliono bere alcol».
È, SECONDO LEI, UN TREND DESTINATO A CRESCERE?
«Ne sono convinto. Da richieste isolate è diventata, già oggi, esigenza diffusa. Stiamo andando verso quella direzione e dobbiamo farci trovare preparati. Per questo ci stiamo specializzando in tal senso. In pre-opening, per esempio, abbiamo fatto delle masterclass per i bartender focalizzandoci su cocktail e spirits completamente zero alcol».
IL CONSUMATORE GUARDA PIÙ ALLA BEVANDA DAL BASSO TASSO ALCOLICO O ALL’ALTERNATIVA ANALCOLICA?
«Non c’è una tendenza specifica. Chi sceglie il no alcol lo fa per il piacere di bere. Vogliono bere qualcosa di fatto bene, curato nei dettagli, restando però lucidi e godendo della bellezza delle terrazze di fronte al mare. Tutti i cocktail no alcol che noi proponiamo sono studiati, ricercati, mirano al kilometro zero e ai sapori particolari. Il fatto che aziende come, ad esempio, Martini abbiano creato prodotti come il Vermouth zero alcol permette di utilizzarli in miscelazione. La moda ora è questa».
VEDETE QUESTO TREND ANCHE SUL VINO?
«No, ad oggi, almeno da noi, ancora no. Continua piuttosto il trend del vino biologico, meno quello del vino a basso contenuto alcolico».
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